Ciao Palermo, come va? Alti e bassi come sempre? Sì, anche noi. Come tutti.
Te ne sei andata in giro in questi giorni, eh! Sei arrivata ovunque.
Ti sei messa un bel vestito – dicono – e sei andata a fare pubbliche relazioni in giro per il mondo.
Che ne dici di fare due chiacchiere da soli, adesso?
A distanza di qualche giorno da questo clamore che ti ha travolta e ci ha travolti, abbiamo deciso di raccontarti il nostro punto di vista, rispondere a un paio di domande, chiarire alcuni dei retroscena e confessare l’amore che sta dietro a questo progetto e al nostro lavoro.
Partiamo dall’inizio.
Forse non lo sai, ma l’idea di portare una monoposto di F1 tra le tue strade non è stata partorita nel grattacielo di un ufficio marketing o pubblicitario di New York, ma ha visto la luce nel nostro vecchio studio, in Corso Vittorio Emanuele. No, non di Milano…Corso Vittorio Emanuele di Palermo, terzo piano senza ascensore.
Ogni paio d’anni infatti, Red Bull ci coinvolge in una gara che è il sogno di qualsiasi creativo: proporre idee fuori dal comune per delle attivazioni globali del brand, a partire da alcune aree di interesse geografico e tematiche dello stesso (musica, motori, calcio, etc etc). Nel 2020 abbiamo proposto fra le altre, l’idea di realizzare una filming run che coinvolgesse te e la monoposto di F1. Sì, proprio te: la città da cui da giovani siamo fuggiti; la città che da adulti stiamo cercando di meritarci.
Sembrava una di quelle cose che tu presenti l’idea e poi non se ne fa niente. Accade spesso nel nostro lavoro. Insomma, sembrava impossibile che potesse capitare a noi, sembrava impossibile portare una macchina di F1 fra le putìe di Ballarò, sotto le palme del Foro Italico o a fare i testacoda a Piazza Villena….e invece è successo: il progetto ha visto la luce qualche giorno fa con il titolo “Ciao Palermo, Monza is calling!”.
Come accade quasi sempre con i nostri clienti, abbiamo gestito internamente ogni piccolo aspetto del contenuto. Ci piace ogni pezzetto del nostro lavoro, ci piace fare tutto: siamo dei pervertiti della produzione video. Di quei cinque minuti abbiamo curato tutto: dall’ideazione alla produzione, dalla direzione creativa alla regia, dal montaggio alla sceneggiatura.
Per la parte di logistica siamo invece stati aiutati dalla società romana CC&Partners: anche gli incoscienti come noi hanno bisogno di aiuto, a volte.
Come dici? Se è stato facile?
Beh, no! Lavorare con una macchina di F1 è molto complesso: nessuno di noi ne aveva mai visto una, ad esempio; ci vogliono circa 85 minuti per metterla in moto, non ha una retromarcia, non passa inosservata, il suo rumore è letteralmente assordante, non può andare a un’andatura troppo lenta e se fa caldo (e tu a giugno tu sai farne, di caldo) c’è il rischio che si spenga, e altre cose così.
La gestazione del progetto, dalla presentazione della prima idea al cliente all’online, è stata di circa 15 mesi.
Le giornate di riprese sono state in tutto quattro. Ma questo l’hai visto con i tuoi occhi.
Come hai detto? Che cos’è “Ciao Palermo?” A distanza di giorni ancora non l’hai ancora capito?
Tecnicamente non è uno spot, come spesso è stato definito. È un’attivazione di un brand su un territorio, esplosa attraverso una creatività video. Creatività che, secondo noi, ha tre co-protagonisti: tu, la monoposto e una sorta di voyeurismo. Voyeurismo per la bellezza di un luogo, e per il mondo dei motori.
Più che uno spot, noi la vediamo come una sfilata diffusa in diversi quartieri della città, con un’unica modella/o sulla passerella.
Sì, lo so a cosa stai pensando: alle critiche.
Quelle ci sono e ci saranno sempre. E come sempre, alcune sono stimolanti, altre lasciano il tempo che trovano. Fa parte del nostro lavoro e del destino di una città.
Come dici? Se la visione che il nostro video offre di te è parziale? Ovviamente sì. E allo stesso modo, diremmo che sì, nel contenuto c’è qualcosa che al palermitano/siciliano può apparire come stereotipato.
Nell’arco di quei cinque minuti c’è dentro tutto il meglio di ciò che hai da mostrare? Sarebbe stato impossibile farlo.
Per quel che può servire, vorrei spiegarti che non era nostro obiettivo né di Red Bull approfondire attraverso questo contenuto le criticità che da anni ti attanagliano, anzi. La nostra stella polare era piuttosto lavorare su scala globale e rendere ciò che della tua bellezza è altamente riconoscibile e unico… ulteriormente riconoscibile e unico. Come?
Portando all’eccesso l’aspetto visivo per renderlo disruptive, come direbbero nel nostro campo. E ancora, cercando di creare un’immagine indelebile nella memoria dello spettatore, un’immagine di te e del brand, la cui scelta è ovviamente a discrezione di chi guarda: per qualcuno quell’immagine sarà l’auto che sfreccia di fronte alla Cattedrale, per qualcun altro il burnout ai Quattro Canti, per un altro ancora la reazione di un palermitano o Max Verstappen che attraversa La Favorita definendola “foresta”.
Se siamo stati particolarmente bravi, tra qualche mese o anno, qualcuno passando da quei luoghi penserà ancora a quell’immagine e avremo creato un ricordo. Magari positivo, magari in qualsiasi angolo del mondo. In quel caso avranno vinto tutti: tu, spettatori e brand. Ma sarà il tempo a dirlo.
Nel frattempo, abbiamo un buon sentore: che il video piaccia o non piaccia, divida o unisca, è stato un’occasione per riflettere. Abbiamo letto e ascoltato interessanti considerazioni su immaginario, architettura urbana, estetica; “Ciao Palermo” ha stimolato conversazioni.
Sei siamo soddisfatti?
Abbiamo fatto del nostro meglio, quindi sì. Fare del proprio meglio quando si lavora con un brand, ha però un’accezione particolare. Sì, avremmo raccontato anche altre sfumature del nostro amore per te che non sono finite nel video. Abbiamo però lottato su ogni singolo dettaglio, spingendoci fin dove potevamo per portare la nostra visione – ovviamente condizionata dall’essere palermitani – a trovare una forma di coerenza con necessità di comunicazione globali per forza di cose diverse da chi vive e conosce fino in fondo un contesto.
Quando ripensiamo al fatto di aver inciso delle parole in dialetto palermitano per accompagnarle alle note di Barcarolle di Offenbach, o al burnout con i petali di rosa ai Quattro Canti, il nostro cuore si riempie di orgoglio e ci diciamo che forse non è andata tanto male.
Ok, è da un po’ che chiacchieriamo ma non ci siamo ancora presentati. Siamo imperdonabili.
Siamo Alessandro Albanese e Carlo Loforti: di “Ciao Palermo” siamo gli ideatori e i registi. Siamo i fondatori di Just Maria, società in vita da fine 2017, che lavora ovunque e per chiunque in Italia e nel mondo, ma le cui radici sono ben salde alle pendici di Monte Pellegrino.
Un ultimo chiarimento. Quel titolo, quel “Ciao Palermo”, ha per noi una funzione meramente narrativa, di fiction: noi due, e così tutta Just Maria, non abbiamo nessuna intenzione di dirti ciao.
Resteremo qui, a tirarti le orecchie se sbagli e a fare del nostro meglio per meritarti.
Come tutti.